Alberti, Leon Battista, 1404-1472. Deiphira : manuscript, [not after 1472]. MS Typ 422. Houghton Library, Harvard University, Cambridge, Mass.

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tia; et che piu posso io / che voi tu dame deiphira mia; che voi tu da me? Philarco. Dicotello io ella cussi vorebe mai ricordarsi dite senon quanto ti vede et te vorebe veder stare sempre adolorato consumandoti et spasimando per troppo amore. Et tan- to ti ramento pallimacro / che la femina sa solo o amare / o troppo odiare. Presto se incende uno core feminile adamore molto piu se infiamma presto di crucii et odio / ne in altro serba constantia alchuna la femina se non e in mantenere ghearre et crucii. Et ramentoti pallimacro che ala femina quando ame sempre piace qualunche cosa facia et dica che

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ella ama et da lui accepta ogni cosa sempre in megliore parte. Vero et cussi sempre sdegna et riceve adispecto / et interpetra pure in male tutto cio che faci / chi gialisia in odio; tu adunque quante piu cose farai per piacerli tanto piu gli ne dispieceranno et puriu tene inimichara. Pallimacro. Sa[-] ra mai tanta adversita nel nostro amore, chio possa credere te essere a me deiphira mia inimica; et che vita sara la mia misera edolorosa? Philarco. Anci sera libera daogni cura esolicitudine la tua non amarai esera misera vita adeiphira quando inlei ardono suoi crucii esuoi sdegni. Pallimacro. Et potro io che

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mai rimaner d'amarti deiphira mia. | Philarco. Mal sisa quel che si puo se non si prova. Pallimacro. Aime philarco mio ame intervienne come chi non porta inpiecto ficto el ferro onde cum esso vive morendo indolore, ne dubita che subito senza esso chaderebe in morte; te deiphira mia porto io dentro al mio pecto teco dienocte fra me miragiono te sola vego negliochi et fronte di qualunche altra bella; tu una guidime et mia vita; tu deiphira mi consummi a morte senza te ne voglio ne posso vivere. | Philarco. Serebe obstinato il male suo viene da furore esogliono i prudenti

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fra primi remedii, aquesto male cossi ricordare / che le facende magiore dimen- tichano gli ocii de lamore. Pallimacro. Hei philarco? parti puoca facenda con- tentare una femina; parti puoca facen- da contentare se stesso amando? Philarco. Hau anci una sola femina ame pare molto e molto male per piu homini che per dodici. Ma pure allevare delanimo tanti tuoi pensieri acerbissimi et amarissimi giova apigliare altra facenda escostarsi da lanimo queste fiamme quale te consumano. Vorre io vederti cho tuoi amici in villa seguitare olupo olorso; et cussi fugire questa altra

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molto piu bestiale bestia non dico femina ma amore. Pallimacro. Questo conosco io per prova philarco che quanto piu scosti la corda de larcho teso tanto piu ti stracha acontenerla et tanto cum piu impeto ritorna qual pri- ma era. Philarco. Et dove questo nulla giovassi ame pare poca prudentia fugire tuti gli altri dilecti serebeti utile cossi al continuo darti tra molti solacevoli amici apresso i quali tu insieme lieto dementicassi chi te molesto[.] Pallimacro. Che credi philarco per metere margarite e gemme in un vaso pien di aqua che e manco

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