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Qui comi[n]cia la seconda
lectione del canto xiiij.
Per che lo spirto
che prima par
lomi Ricomi[n]
cio tu vuoi chio
mi reducha Nel
far ad te cio che
tu far no[n] vuomi.
Ma da che dio In te vuol che tralucha
Tanto sua gratia non ti saro scharso
Pero sappi chio son guido del duca.
Fu il mio langue dinuidiasu arso
Che se veduto auessi hom farsi lieto
Visto manresti di liuore sparso.
Di mia sementa cotal pallia mieto
O gente humana per che ponil chore
Done mistier di consorte diuieto.
Questi e ranier questi e il pregio el llonore
della casa de caluoli done nullo
Fatto se herede poi del suo valore.

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